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La censura sui balli teatrali nella Roma dell'Ottocento
- Autori: O. Di Tondo
- Collana: Tracce di Tersicore
- Marchio:UTET Università
- Anno:2008
- ISBN:9788860082336
- Pagine:352
- Prezzo:€ 22,00
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Abstract
Per chi intenda studiare i meccanismi della censura teatrale nel secolo XIX, Roma rappresenta sicuramente un osservatorio privilegiato, per la presenza di un articolato sistema di censura e di controllo preventivo e repressivo delle produzioni teatrali, nel quale particolare importanza rivestiva, accanto al politico, l’aspetto religioso e morale. Una produzione teatrale, prima di andare in scena, doveva passare un esame triplice, addirittura quadruplice nel caso che se ne volesse stampare il libretto o il programma.
Ciò che le autorità ecclesiastiche e politiche temevano era la sua capacità di influenzare gli spiriti più sensibili e facilmente infiammabili. Altrettanto funesta era considerata l’esposizione del corpo degli attori, dei cantanti e soprattutto dei danzatori, in particolare delle donne, che per il solo fatto di esporre se stesse in pubblico, contravvenendo alla regola che le voleva relegate nello spazio domestico e alla consegna del pudore e della riservatezza, si riteneva concentrassero in sé tutte le possibili nefandezze. Grazie ad un accurato lavoro di ricerca sul campo e sulla base dei documenti rintracciati, Ornella Di Tondo ricostruisce quel particolare mo-mento storico e individua le principali modalità attuate dai censori per neutralizzare nei balli da loro esaminati qualsiasi elemento considerato non idoneo, nello sforzo di imporre una gestualità e un tipo di movimento «ordinato», scevro di connotazioni sgradite, disciplinando così un’arte, come quella della danza, tra le più invise alle autorità ecclesiastiche perché basata essenzialmente sul corpo e grondante un inammissibile erotismo.
Ciò che le autorità ecclesiastiche e politiche temevano era la sua capacità di influenzare gli spiriti più sensibili e facilmente infiammabili. Altrettanto funesta era considerata l’esposizione del corpo degli attori, dei cantanti e soprattutto dei danzatori, in particolare delle donne, che per il solo fatto di esporre se stesse in pubblico, contravvenendo alla regola che le voleva relegate nello spazio domestico e alla consegna del pudore e della riservatezza, si riteneva concentrassero in sé tutte le possibili nefandezze. Grazie ad un accurato lavoro di ricerca sul campo e sulla base dei documenti rintracciati, Ornella Di Tondo ricostruisce quel particolare mo-mento storico e individua le principali modalità attuate dai censori per neutralizzare nei balli da loro esaminati qualsiasi elemento considerato non idoneo, nello sforzo di imporre una gestualità e un tipo di movimento «ordinato», scevro di connotazioni sgradite, disciplinando così un’arte, come quella della danza, tra le più invise alle autorità ecclesiastiche perché basata essenzialmente sul corpo e grondante un inammissibile erotismo.