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Genealogie dell'immaginario
- Curatori: V. Matera, F. Carmagnola
- Collana: Studi sociali
- Marchio:UTET Università
- Anno:2008
- ISBN:9788860081957
- Pagine:336
- Prezzo:€ 25,00
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Abstract
Fino a pochi anni fa, nella lingua italiana e nei suoi dizionari, immaginario era soltanto un aggettivo che serviva a distinguere le entità create dalla fantasia da quelle del mondo reale. C’erano i personaggi immaginari, i mondi immaginari, il sostantivo era una rarità dal significato non ben definito; immaginario è dunque una parola in parte nuova, che è cresciuta nell’uso degli ultimi venti-trent’anni.
Se l’immigrazione è la fabbrica delle immagini, l’immaginario ne è il repertorio (magazzino o museo). L’immaginazione ne è il processo attivo e creativo; l’immaginario è una parola dal significato ancora non perfettamente definito, ma è anche in un certo senso la tomba dell’immaginazione.
A partire da questa riflessione, si sviluppa Genealogie dell’immaginario che, attraverso un percorso ricco di fascino (che va dal cinema alla pittura, dalla psicoanalisi alla letteratura), raccoglie e dispiega le molteplici versioni dell’immaginario, lasciandone intatte la complessità e l’ambiguità. Un luogo comune? Un parente povero dell’immaginazione? Oppure veramente il luogo dove tutto è possibile, dove il mondo si trasforma di continuo: un archivio, un magazzino che ciascuno di noi possiede e in cui stipa non solo le sue fantasie, ma il suo mondo, reale come quello che ci circonda.
Se l’immigrazione è la fabbrica delle immagini, l’immaginario ne è il repertorio (magazzino o museo). L’immaginazione ne è il processo attivo e creativo; l’immaginario è una parola dal significato ancora non perfettamente definito, ma è anche in un certo senso la tomba dell’immaginazione.
A partire da questa riflessione, si sviluppa Genealogie dell’immaginario che, attraverso un percorso ricco di fascino (che va dal cinema alla pittura, dalla psicoanalisi alla letteratura), raccoglie e dispiega le molteplici versioni dell’immaginario, lasciandone intatte la complessità e l’ambiguità. Un luogo comune? Un parente povero dell’immaginazione? Oppure veramente il luogo dove tutto è possibile, dove il mondo si trasforma di continuo: un archivio, un magazzino che ciascuno di noi possiede e in cui stipa non solo le sue fantasie, ma il suo mondo, reale come quello che ci circonda.